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Jean-Claude Richard de Saint-Non (a cura di), Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile, Paris 1786, volume IV, seconda parte

Tavola 124
Veduta di una parte delle Grotte di Cava d’Ispica posta nel Val di Noto vicino Siracusa, incisione all’acquaforte, disegno di Claude-Louis Châtelet inciso da Jean Mathieu, cm 24,3x34,8

Scrive Denon: «Tutti mi parlavano delle cave d’Ispica e nessuno diceva mai di averle viste». Decise così di percorrere la via Elorina e attraversare Avola, Noto e Rosolini per soddisfare la sua curiosità. Dopo aver percorso «sei miglia in mezzo ad una vasta zona deserta, pietrosa e incolta, dove si vedono solo pochi carrubi», Denon e i suoi compagni di viaggio scoprono una vallata profonda, tortuosa, ma ricca di vegetazione e di una abbondante sorgente d’acqua. Sulle pareti a strapiombo della cava videro una moltitudine di piccole camere, l’una sull’altra, raggiungibili solo con scale di corda. Gli abitanti erano scontrosi, il luogo selvaggio e solitario. Seguendo la vallata raggiunsero il “castello”. Scavato anch’esso nella roccia presentava una scala esterna e più vani. Intorno, nei vari rifugi, vivevano dei pastori che non avevano mutato le secolari abitudini degli antenati. Tutto ciò porta lo scrittore francese ad idealizzare tale modo di vivere e considerare come le società più avanzate facessero «necessità del superfluo».